(17/02/2021) Una lettera che riflette lo scoraggiamento di chi resiste in montagna. Ci vuole tanta determinazione per farlo perché si ha a che fare con una corsa ad ostacoli: sempre nuove angherie burocratiche, controlli, certificazioni, messe a norma. E poi, naturalmente, il lupo che cinge d’assedio le borgate e le famiglie che vivono isolate come quella di Annai. Fa parte di questo suo scoraggiamento l’atteggiamento che vede nel conflitto intorno al lupo – che da sociale diventa anche politico ( è fisiologico ed è un bene per la democrazia) – qualcosa che passa sulla testa dei montanari. Non siamo d’accordo ma rispettiamo il pensiero, sempre sincero, di Anna.

di Anna Arneodo
Bounjourn!
Scrivo per dovere di coscienza, scrivo a nome di tutti i tanti o pochi montanari veri, che in
questi giorni nessuno ascolta o interpella.
Noi pochi rimasti, cresciuti quassù e rimasti per scelta, siamo come gli sherpa nepalesi,
che nessuno ricorda: i meriti della conquista delle vette sono sempre degli alpinisti vestiti
di abiti ed attrezzature tecniche, sponsorizzati da potenti multinazionali. Siamo come gli
Indiani d’ America, di cui tutti si vantano di ammirare la saggezza e la civiltà, ma che
vanno appena bene a fare animazione da circo con Buffalo Bill, o a ispirare vestiti di
carnevale…
D’altronde già Tacito diceva – riferito al popolo vincitore, a cui egli stesso apparteneva –
“ubi solitudinem faciunt pacem appellant” ( dove fanno il deserto lo chiamano pace)
Al di là delle esternazioni politiche di questi giorni (Parco, parchi, SIC, Regione…),
attacchi, risposte, giochi di rimpallo di responsabilità, accuse, minacce…, tutto passa sulla
carta – o sul web-, ma la montagna rimane come prima: della montagna e della sua gente
non importa niente a nessuno. In tutto questo gran vociare, in questo gran polverone
mediatico, i montanari sono fuori, i giocatori sono sempre gli stessi, la partita tornerà a
vantaggio dei medesimi . Tra di loro né il lupo vero, né i montanari.
Anche il lupo è solo uno strumento nelle mani di qualcuno senza scrupoli, che comunque
ne ricava un buon tornaconto.
Quando senti un pastore – e pastore vero si è soltanto per passione, non per fame di
contributi -, quando lo senti dire “ Il lupo mi ha tolto la voglia di vivere”, allora ti chiedi se in coscienza questa assurda speculazione sia giusta, se qualcuno abbia ancora una coscienza!
O se davvero molti vogliano che la montagna raggiunga la pace.
E’ ora che noi che siamo e ci sentiamo montanari diventiamo protagonisti delle scelte che
vengono fatte su questa nostra terra. E’ ora che torniamo a farci sentire, a pretendere di
essere interpellati ed ascoltati, come stanno facendo i nostri vicini dell’Ossola e di altre
valli delle Alpi. E’ ora che non siano solo più i Parchi ed i politici a parlare per noi.
Chiediamo di avere voce, perché siamo noi montanari ad abitare questa nostra montagna
: non i lupi, i caprioli, i cervi, gli stambecchi… Senza montanari la montagna è morta.
P. s. Ho appena saputo ieri , dal commercialista che mi cura le pratiche agricole, che nel
2020 l’indennità compensativa spettante a chi in montagna pratica l’attività di coltivatore
diretto è stata dimezzata. Anche in questo caso nessuno ha fatto rumore, ha protestato troppo: ma, anche qui, dove sono le associazioni di categoria, dove i sindacati agricoli,
dove i politici, gli Assessori alla Montagna e all’Agricoltura della Regione Piemonte, i nostri
rappresentanti che in qualche modo abbiamo eletto?
Tutti sanno che l’indennità compensativa dovrebbe compensare il maggior carico di lavoro,
le ore in più di fatica necessarie per coltivare o allevare in montagna, per praticare questa
nostra agricoltura “ardita ed eroica”. Ora la presenza persecutoria del lupo ci richiede
ancora più ore ed ore per mettere i recinti elettrici , i dissuasori luminosi ed acustici, per
vigilare di continuo a difesa del predatore, addestrare e mantenere i cani da guardiania,
spostare il gregge, correre dietro alle pratiche di segnalazione e rimborso dopo ogni
attacco, burocrazia aggiuntiva….E ci dimezzano l’ indennità compensativa? Ma il lupo si è
mangiato anche il buon senso?
Altra amara barzelletta: nel 2019 gli allevatori per potere usufruire dei rimborsi in caso di
attacco di lupo dovevano pagare una assicurazione al COSMAN (Consorzio smaltimento
animali). La Regione Piemonte garantiva la copertura del 50%, l’ altro 50% era a carico di
chi possedeva gli animali. A maggio 2019 noi abbiamo pagato il nostro 50%, a dicembre il
COSMAN ci ha richiesto il 50% di competenza della Regione, sostenendo :“La Regione
Piemonte non ha i soldi, quando li avrà ve li restituirà!”. Al che io ho risposto:” Anch’io non
ho i soldi!”. Tuttora il COSMAN continua a chiedermi la quota che la Regione non ha
pagato, minacciando di inviarmi la cartella esattoriale. Ma morosa è la Regione
Piemonte,non sono io!
D’ora in poi – se mi succederà qualche disgrazia – imbandirò direttamente il banchetto ai
lupi: intanto alla sera ululano a 50 metri sopra la stalla!
Questi sono i veri problemi di chi in montagna abita e si cura del suo paese, non le farfalle
del bosso o i cuccioli di lupi e di vipere: noi per primi amiamo e rispettiamo la natura che ci
circonda, ma prima viene l’ uomo.
(Ho riportato alcuni esempi accaduti a me soltanto per essere sicura di non incorrere nella
violazione della “privacy” di nessuno, ma la situazione è simile per tutti.)