Viaggio attraverso gli
Incontri tra/montani
1. I primi anni. La partenza
Correva l’anno 1990. A casa mia a Cerveno (Valle Camonica) arrivò un gruppo di Valtrumplini [1] interessati a conoscere meglio la mia ricerca sull’economia del ferro in Vallecamonica pubblicata da un paio d’anni nel libro I signori del ferro edito dal Circolo Culturale Ghislandi. Tra di essi ricordo Mauro Abati, Franco Ghigini e Massimo Galeri. Mi mise in contatto con loro una comune amica che vive in città [2].
Davanti ad una fumante pastasciutta si cominciò a parlare di rapporti tra le valli. Praticamente inesistenti dal punto di vista culturale. Vasi non comunicanti. Le valli dialogano un po’ con la città di riferimento ma tra di loro sono afasiche. È vero, ci sono i passi, impraticabili nei lunghi mesi invernali, che dividono, ma ciò non basta a spiegare tutta questa incomunicabilità. Non sarà che anche i montanari siano totalmente dipendenti dalla cultura cittadina e considerino quindi il vettore che porta in città come l’unico che conta e quindi il solo da prendere in considerazione?
Eppure la produzione culturale delle due valli bresciane che mettiamo a confronto è tutt’altro che trascurabile. La Cooperativa Arca ad esempio, che è la loro organizzazione di riferimento, ha effettuato numerose ricerche di etnomusicologia e ha pubblicato diverse dispense di grande interesse. Si occupa di poesia e di archivistica. Tiene anche dei corsi di organetto in Svizzera (Val Verzasca). È tutt’altro che asfittica.
Il nostro circolo ha già pubblicato alcuni libri che hanno riscosso un certo successo di pubblico: La “Cattastrofe” di Duilio Faustinelli, La Valcamonica nella ricostruzione e la biografia di Ghislandi di Mimmo Franzinelli. Ma non ci siamo solo noi. Ci sono in Valle Camonica molte altre piccole realtà che lavorano in campo culturale.
Allora che facciamo? Beh, la risposta è semplice: creiamo delle linee di interscambio tra le valli [3]. Nasce così il primo convegno che si tiene in Valtrompia a metà ottobre[4]. Il felicissimo nome, Incontri Tra/Montani, non c’è ancora ma arriverà, penso ad opera della creatività di Abati, in occasione della pubblicazione degli atti [5]. Partecipano a questo primo meeting molti gruppi oltre ai nostri: ricordo il Centro studi Judicaria (Basilio Mosca, Gianni Poletti e Giuliano Beltami), il gruppo di Coumboscuro (il maestro Sergio Arneodo[6]), la Fondazione Valverzasca (Raffaele Scolari), la Fondazione Salicina nel Grigioni (Elisabeth Köstli), l’austriaco Dialecktinstitut Pro (Hans Haid) e molti altri. Un primo Convegno che fotografa il fermento che c’è nelle valli e apre varchi nel muro dell’incomunicabilità attraverso amicizie che nascono subito con scambi di pubblicazioni e, ovviamente, di indirizzi e numeri di telefono.
Gli amici della Valtrompia purtroppo, dopo pochi anni, li perderemo per strada. È il destino cinico e baro degli Itm a cui proprio i valtrumpini forniscono un bel nome evocativo del rapporto nascente e, inopinatamente, del tramonto della montagna che ha smesso da tempo di essere il centro del mondo. Molti gruppi come la cooperativa Arca organizzano fior di convegni e che poi si eclissano (tramontano?) e non li vedi più. Non rispondono più alle mail, non partecipano all’incontro annuale, non inviano a nessuno loro notizie. Si volatilizzano. Eppure continuano a vivere, ma nel loro ambiente e disdegnando rapporti più vasti. Le prime volte ci facevo una malattia perché non riuscivo a capacitarmi del perché. Ora non mi fascio più la testa anzitempo e, pur prevedendo il tradimento tramontano, non me ne dolgo più di tanto. La forza del destino ci ha trascinato infatti fin qui (XXIII convegno) e pare ormai inarrestabile. Abbiamo appuntamenti fissati già per i prossimi due/tre anni e le candidature nascono ormai spontaneamente.
Dopo la Valtrompia vien subito la Val Verzasca del Ticino svizzero. Raffaele Scolari è il punto di riferimento assieme a sua sorella e suo cognato[7]. In Svizzera scopriamo un fenomeno che poi interesserà alcuni anni più tardi anche le valli italiane: i professionisti che si fanno caprai. Unica speranza di futuro per le valli se i giovani precari, stanchi di essere presi per i fondelli dallo Stato, non ritorneranno sui monti a dissodare e bonificare ciò che i loro padri, operai inurbati, hanno abbandonato alle spine della vegetazione infestante e ai camosci.
Gli svizzeri resistono fino all’edizione del 2008 in Valle Camonica e poi anche loro spariscono. Che fine han fatto? Non ci è dato di sapere. In ogni caso manteniamo un caro ricordo di due Itm organizzati in Ticino: quello del ’91 e quello del 2001 ad Acquacalda con Luigi Ferrari.
Nel frattempo si fanno avanti i trentini. A Pieve di Bono nel 1992 Giuliano Beltrami, Basilio Mosca, e Ruggero Dorna organizzano un memorabile convegno sugli statuti antichi e moderni dei comuni di montagna [8]. È il Convegno al quale partecipa, nella tavola rotonda finale, Alexander Langer, poco prima della sua tragica fine. È a Pieve di Bono che scopro che grande tradizione di vera autonomia avevano le nostre comunità già nei secoli passati. Ogni Vicinia, ogni Regola, ogni Patriziato aveva un suo statuto simile agli altri e nello stesso tempo enormemente diverso. Non come gli statuti fotocopia del giorno d’oggi, centralistici e antiautonomisti per antonomasia.
La Val Giudicarie, se Dio vuole, non la perdiamo. Rimane fedelissima nei secoli come la Benemerita. Graziano Riccadonna raccoglie l’eredità di Basilio e crede negli Itm e rinnova il suo impegno ogni anno partecipando con un folto gruppo all’appuntamento settembrino. Anzi, nel 2005, il Centro Studi Judicaria organizza il ritorno nelle Giudicarie, a Condino, con il tema “Recupero dell’artigianato nelle valli alpine: occasione di sviluppo o finzione turistica?”. Idea e titolo, manco a dirlo, di Giuliano Beltrami, il preveggente.
Purtroppo nel 1993 l’appuntamento annuale salta. Andiamo a Cuneo ad incontrare il gruppo culturale che ruota attorno al maestro Sergio Arneodo. Prendiamo accordi per settembre, ma a maggio ci dicono che sono impossibilitati ad organizzare gli Itm e il tempo per cercare una valle che li sostituisca ormai manca. Il 1993 rimane però l’unico buco vuoto in più di vent’anni. Memori della difficoltà di trovare chi raccoglie il testimone man mano ci attrezzeremo per un appuntamento di metà anno che metta le basi del convegno autunnale.
2. Dalla Valle Camonica ai Grigioni
Nel 1994 tocca a noi della Valle Camonica. È il primo dei Convegni che si divide in due posti diversi: a Cividate Camuno il venerdì e a Lozio il sabato. Si parla delle prospettive del turismo culturale nelle vallate alpine e tra i relatori c’è Edoardo Bressan, Luciano Pilati, Uldarico Fantelli, Hans Haid, Ausilio Priuli, Fortunato Turrini, per citarne solo alcuni [9]. Lo spettacolo [10], una specie di recital, è affidato ad Angelo Trotti e ai Galber di Monno. Il comodo alloggio alla Casa della Sapienza. La scommessa che si possono organizzare ottimi Convegni, con larga partecipazione, anche in paesini sperduti vince inequivocabilmente. Officianti assieme al presidente ab aeterno Pierluigi Milani, i baffi turchi del sindaco Tone Giorgi.
Ci si ripete nel 1995 a Malè, in Val di Sole, con “L’impatto del turismo di massa sull’ambiente umano nelle valli alpine”. Sono gli anni nei quali va di moda parlare di turismo e gli Itm non sfuggono alla regola. Instauriamo in quell’occasione rapporti stretti di amicizia con il presidente del Centro Culturale Val di Sole Uldarico Fantelli, con il suo segretario Costanzi e con Marcello Liboni. Il contatto per alcuni anni sarà molto produttivo. In Val di Sole si ritornerà nel 2002.
Nel 1996 arriva la Valtellina con Bruno Ciapponi Landi. Lo introduce Mario Testorelli del quale era stato collaboratore quando era assessore provinciale all’emigrazione e al turismo. Non ce la fa, credo per ragioni di salute, a portare gli ITM in Valfurva, ma chiede a Bruno di occuparsene in sua vece. La catena di Sant’Antonio che ci porta in Valfurva e poi in Valtellina nasce dall’amicizia tra Erminio Faustinelli, guida alpina di Pezzo, con Mario, l’organizzatore di uno dei più bei Musei Etnografici dell’arco alpino. Passammo a vedere la sua creatura (indimenticabili la cartella-slitta, i tubi dell’acquedotto che non si potevano sgelare col fuoco…) e fu intesa immediata: nel 1992 Testorelli era già tra i relatori degli Itm di Pieve di Bono con una relazione su “Gli Statuti della Magnifica Comunità di Bormio riformati in Coira nel 1361”.
A Tirano è la volta dell’emigrazione come tema centrale. Collaboro all’organizzazione e alla ricerca dei relatori (della Valle Camonica parteciperà Angelo Moreschi a parlare di emigrazione malonnese in Australia). Purtroppo è anche l’anno della mia emigrazione in Belgio e quel convegno, assieme ai due successivi in Val Cavallina (Bg) e in Val Cellina (Pn) li salto. Proprio nel 1997 a Gaverina Terme si faranno vivi i nostri amici dell’Archivio Bergamasco (Sergio Del Bello e Matteo Rabaglio) e del Circolo Baradello di Clusone (Camillo Pezzoli e Antonio Gonella) di cui, fortunatamente, non ci libereremo più. Sergio si innamorerà a tal punto dei tra/montani da diventarne il segretario plenipotenziario, il curatore del sito internet, assieme all’esperto Berni Pasinelli, l’estensore della newsletter e, last but not least, l’autore di innumerevoli telefonate a chi promette contatti e poi non si fa più vivo. È il coriaceo e cocciuto custode dell’”osservanza” tramontana. Per lui le regole sono regole (mica come in altri ambienti a noi molto lontani) e hanno valore costituzionale, quindi cogente.
Dalla Valcellina (1998) mi sono giunti echi di bevute e cantate. Degli atti neanche l’ombra. Dei contatti stabiliti nessuna traccia. È uno dei tra/montani mordi e fuggi che purtroppo finiscono nell’anno nel quale si realizzano. È la storia degli Itm organizzati dalle istituzioni e non da gruppi culturali. Quando cambiano le amministrazioni i contatti prima si inaridiscono poi rapidamente si estinguono.
Tra Bianzone e Poschiavo nel 1999 si tiene il nono Convegno. Riprendo subito il filo dopo la parentesi belga. A Bianzone, organizzatore Bruno Ciapponi Landi, visitiamo la Cantina di Triacca e facciamo delle libagioni con lo Sforzato. Scopriamo che esiste un rapporto secolare tra la valle svizzera e la Valtellina: “li Signori Grigioni” coltivavano possedimenti con vigneti nella zona di Tirano non potendoli avere, per ragioni di altitudine, nella loro valle. Il giorno successivo siamo nella valle di Poschiavo per parlare dei “Problemi di comunicazione tra le valli alpine e le nuove opportunità offerte dall’informatica”. Danilo Nussio è l’artefice dell’organizzazione di Videoconferenze per la formazione, prima del personale scolastico, e poi di associazioni e di categorie varie di valli lontane che si tengono in contatto, si aggiornano, si informano reciprocamente. L’idea partita dall’Istituto Professionale non si fermerà più e diventerà modello da imitare in molte altre realtà. Lo sviluppo e l’uso ad ampio raggio di internet sono già intuiti in tutte le loro potenzialità.
Rimaniamo in provincia di Sondrio l’anno successivo (2000) dove a Chiavenna si parla di “Luoghi di incontro e di convivialità nelle Alpi”. L’attenzione è centrata sui crotti e su altri punti di riferimento per la socialità tradizionale: la caneva bergamasca, la stalla dell’alta Valle Camonica. Protagonisti due Scaramellini, Guido e Guglielmo. Guido, da bravo animatore del Centro Studi della sua valle, non solo coordina il Convegno, ma ci fa da guida nell’interessante centro di Chiavenna (museo, chiese cattoliche ed ex protestanti, palazzi delle famiglie ricche e borghesi, sedi dei commissari Grigioni, taglieggiatori per un paio di secoli di Valtellina e Val Chiavenna). La domenica visitiamo, sempre con lui, il palazzo di Vertemate-Franchi. Scopriamo quindi non solo i Crotti di area chiavennasca e ticinese (ad opera di Raffaele Scolari) ma anche la totale cancellazione del paese di Piuro per una frana di proporzioni bibliche caduta nel 1618.
3. Ambiente, religiosità, giochi
Nel 2001 si ritorna in Canton Ticino e precisamente ad Acquacalda, Valle del Blenio. Gli organizzatori sono Luigi Ferrari del Centro Ecologico “Uomo Natura” e Raffaele Scolari della Val Verzasca.
Arriviamo a Rodi Fiesso e cerchiamo il Dazio Grande, una dogana che ha funzionato dal 1500 al 1800, appena sotto il Gottardo, il venerdì sera del 14 settembre. Si cena, si incontrano le autorità cantonali, si dà un’occhiata al museo che meriterebbe un’attenzione maggiore e poi si va al passo dove nevica. Si dorme all’ospizio e la mattina presto si visitano il Museo del forte e il Museo del Passo dove ci gustiamo uno splendido diarama sulla storia di questa “via delle genti” che collega direttamente con l’Europa continentale.
Le chiese che visitiamo il sabato hanno lo stesso stile e la stessa iconografia delle nostre. Tutta cultura lombarda, tutta influenza del San Carlone. Anche i ruderi del castello di Serravalle sono ruderi familiari. Convegno atipico che prevede escursioni per tutto il sabato quello voluto da Ferrari. A sera raggiungiamo Acquacalda e man mano si aggiungono al gruppo Rinaldo Delpero e Giuliana, di Pejo, Marcello Liboni e gli amici di Malè. Si mangia il minestrone di S. Carlo (ma come sono frugali questi ricchi svizzeri!). Comunque ci si sfama alla meglio. Poi si ascolta il direttore del Centro di dialettologia della Svizzera italiana Franco Lurà, e infine si canta fino all’una.
La domenica mattina il clou. È vero che Luigi Ferrari, organizzatore, proprietario e ispiratore del Centro Uomo Natura si sveglia un po’ tardi (questi orologi svizzeri!) ma poi il Convegno comincia in picchiata magistralmente coordinato da Raffaele Scolari e interessa e appassiona tutti i convenuti. Non sappiamo se “Nei parchi dell’utopia e nell’utopia dei parchi” (titolo del Convegno) è contemplata anche la puntualità, ma tant’è.
Bruno Bonafini, a nome del Circolo Ghislandi illustra le conquiste e l’impasse nel quale si dibatte il nostro parco dell’Adamello. Roberto Togni, dell’Università di Trento, conoscitore ed ammiratore del pastore Ziliani di Piancamuno, parla dell’importanza dei musei etnografici nelle Alpi e si sofferma sulla sublime architettura del… rastrello di legno. L’architetto Gonella, della Val Seriana, ci mostra il progetto di parco minerario per le valli del ferro. Il giovane neolaureato Christian Arnoldi, del centro studi della Val di Sole, imitando Kundera (cfr. Kundera, L’ignoranza, Adelphi) cerca di convincerci che la nostalgia è un concetto “alpino” (o per lo meno valligiano).
Fuori programma l’intervento del giudice Franco Carletti, esperto di usi civici, che porta la passione che aveva già manifestato nella precedente edizione di Pieve di Bono. Si mangiano bistecche cotte con la stufa solare e si continua la discussione. Alla fine la programmazione dei prossimi due incontri: in Val di Sole nel 2002 e in Val Seriana nel 2003 come per dimostrare che la formula regge e coinvolge sempre nuove persone.Torniamo attraversando il S. Bernardino, lo Spluga e l’Aprica (con tappa per i pizzoccheri)[11].
L’anno successivo (2002) scavalchiamo il Tonale e scendiamo in Val di Sole per parlare di religiosità e di sacro[12]. E’ l’unico Convegno che si fonda su una ricerca estesa ad alcune valli. Un intenso lavoro di preparazione del questionario, di somministrazione delle domande e di catalogazione delle risposte che mi sobbarco personalmente e che porto a termine dedicandoci un’intera estate. La Valli coinvolte sono: Val Pellice (103 questionari compilati), Val Brembana (751), Val Seriana (412), Val di Sole (233), Vallecamonica (591). Vengono distribuiti 2500 questionari composti di 19 domande a giovani tra i 13 e i 29 anni e ne ritornano compilati 2090. Nonostante il campione non sia stato scelto in modo scientifico i risultati sono perfettamente in linea con inchieste analoghe promosse da istituti di ricerca a livello europeo. I risultati? “Val di Sole religiosissima, Val Pellice agnostica, Val Camonica apatica. Così, con qualche inevitabile forzatura, potremmo sintetizzare la ricerca sulla religiosità fra i giovani di alcune valli alpine. E ancora: ragazze ribelli e maschi integrati, libera sessualità senza condizionamenti papali, inferno relegato nell’immaginario medievale, insegnamento scolastico della religione bocciato.
Si scopre che quasi il 93% dei giovani delle valli riceve un’educazione religiosa. Una tenuta quindi della tradizione e, apparentemente, nessuna netta inversione di tendenza. Altro discorso invece se ci si sofferma sulla qualità di questa educazione: se taluni la traggono “dall’esempio e dal confronto in famiglia”, circa la metà la ricevono “attraverso raccomandazioni poco coerenti con la pratica” o attraverso intimidazioni. Sembra infatti che sia diffuso il costume di dare ordini del tipo:
“È ora di andare a messa”. “E tu perché non ci vieni?” “Fai sempre le stesse stupide osservazioni”. “Allora non ci vado neanch’io”. “No, tu ci vai perché alla tua età…”
È anche per questo forse che appena compiuti i 18 anni i giovani montanari, che pure sono del 10% più praticanti di quelli della città, abbandonano in gran numero la pratica religiosa. In sostanza frequenta abbastanza regolarmente la chiesa la metà dei giovani intervistati (fra questi l’8% più di una volta alla settimana) e diserta totalmente o frequentemente l’altra metà. Un dato confortante? Dipende dai punti di vista”.
Dalla ricerca sulla religiosità all’analisi dei giochi della tradizione alpina. Nel 2003 si va in Val Seriana (Bergamo) e a Clusone il Circolo Baradello (con il presidente Camillo Pezzoli e con Antonio Gonella) organizza il tredicesimo convegno. Il circolo, caso più unico che raro, aveva già elaborato la sua proposta almeno un anno prima e Antonio la presentò con un esauriente power point già a Malè, durante gli Itm precedenti.
Il Convegno si caratterizzò per la proposta di sperimentare nelle piazze del paese i giochi tradizionali (il Pirlì e la gara dei cerchi) con una partecipazione popolare più ampia che in altre occasioni. Le guide alla Danza Macabra, alla torre dell’orologio con Mino Scandella e a palazzi e chiese della cittadina e di Rovetta raccolsero molte più persone di quelle che seguirono le relazioni.
4. Da Otzi alla Carnia al Boscoscuro, passando per i Lessini
Si espatria nel 2004 per andare a Längenfeld, nella valle di Ötztal, in Austria. E’ l’unica volta che gli Itm si tengono in piena estate, appena dopo ferragosto, ed è l’unica volta che si tengono in Austria. Si parla di pastorizia e agricoltura di montagna e si visitano centri produttivi: stalle, malghe, centri di raccolta e di lavorazione della lana… Si conosce molto bene la transumanza estiva di greggi che attraversano il ghiacciaio e dalla Val Venosta si spostano verso l’alto Tirolo. È un Convegno che ha anche un’altra caratteristica: viene accolta la proposta di Hans Haid di organizzare il pranzo principale portando ogni valle alcuni suoi prodotti. Possiamo così assaggiare per la prima volta in Austria gli scarpinocc di Parre portati da Anna Carissoni. Non mancano le danze e gli innamoramenti. La bionda suonatrice di fisarmonica, di arpa e di trombone fa strage di cuori. Cuori lacerati tornano mogi in Val di Peio alla fine del Convegno.
Si riprende il consueto ritmo nell’ottobre del 2005 approdando di nuovo nelle Giudicarie e precisamente a Condino. Il Centro Studi Judicaria propone un tema mai affrontato: l’artigianato nell’economia montana[13]. Fin dal titolo si possono capire quanti dubbi attraversino la mente degli organizzatori: si tratta di vera tradizione o si tratta di un maquillage artigianal-turistico che serva ad infinocchiare il villeggiante con qualche ammenicolo made-in-China? La beltramesca provocazione coglie nel segno e Duccio Canestrini presenta un ampia disamina di improbabili souvenir “alpini”, della loro funzione e delle loro strane provenienze. La visita all’ecomuseo con forni, fucine e mulini (e la storia di fra Dolcino) ci cala nel mondo dell’artigianato tramontato, sotto una pioggia battente e continua (ma non mancano ombrelli e sorrisi solari sotto il loro riparo).
Le importanti valli bergamasche andrebbero visitate una per una e per ciascuna ci sarebbero argomenti a iosa (Val di Scalve, Val Brembana ecc.). Nel 2006 si va a Costa, in Val Imagna. Lì Antonio Carminati e Locatelli con il loro Centro Studi che ha alle spalle decine di ricerche e di pubblicazioni di pregio, propone di parlare di urbanistica e paesaggio nelle valli: Insediamenti rurali e cultura del paesaggio[14]. Tema intrigante poiché in montagna c’è uno spreco enorme di strutture (centri storici e strutture rurali abbandonate) e nello stesso tempo, nei paesi turistici si costruisce a dismisura. Tutte (o quasi) seconde case: spreco di verde, spreco di mattoni (le case rimangono vuote per 11 mesi all’anno), spreco di energie che andrebbero indirizzate verso attività che danno un futuro alla montagna e lasciano le risorse lassù. Invece nulla. Gli speculatori vendono in montagna e i guadagni li portano in città. Le valli sono spogliate due volte. E’ il primo convegno nel quale alla fine si approva un documento da inviare ad altri gruppi, alle forze politiche, ai parlamentari. Nell’ordine del giorno si richiede che l’Ici per la seconda casa non sia incamerata totalmente dai comuni ma sia in parte data alle Comunità Montane. L’Ici infatti è divenuta per i paesi turistici un incentivo a continuare ad edificare. Le proposte, di assoluto buon senso, rimangono lettera morta. Avevate qualche dubbio?
Il Friuli ci accoglie una seconda volta in Carnia nel 2007. Il tema è Formazione, Informazione e Lavoro: quale possibile sviluppo per i giovani in montagna[15]. Una bella occasione per parlare di rapporto tra le nuove generazioni e le valli. Se ne occupano Marino Corti, assessore alla Cultura in Comunità Montana, e la sua équipe. Mi rimane impressa la relazione di Roberto Siagri, presidente della Eurotech, un’impresa, in un primo momento, “senza fabbrica” (una fabbrica delle idee!) che nasce dalla collaborazione di tre neolaureati e che scommette sulla miniaturizzazione delle componenti del computer e sull’insediamento in montagna. Oggi ha più di 600 dipendenti e filiali in tutto il mondo. Lì conosciamo l’esperienza pilota dell’albergo diffuso.
La tavola rotonda finale vede la partecipazione di Luigi Olivieri, presidente della Consulta della Montagna, di Furio Honsell, rettore dell’Università di Udine, e di Renzo Tondo (in seguito divenuto presidente della Regione Friuli). Un parterre di tutto rispetto per un Convegno di stampo spontaneistico.
Il lago d’Iseo, presso la stupenda chiesa di Santa Maria affrescata dal Romanino, accoglie nel 2008 la XVIII edizione del Convegno. Si tratta di un ritorno in Valle Camonica e si affronta un argomento di sapore storiografico con accenni all’attualità:
Stregoneria ed intolleranza dai roghi medioevali ad oggi. La valle sebino-camuna è il luogo più adatto per un argomento di tal genere poiché proprio in quei luoghi ci fu la maggior parte dei roghi di streghe conosciuti documentariamente.
Si assume l’onere della ricerca dei relatori Pierluigi Fanetti che riesce a portare a Pisogne il fior fiore degli specialisti del settore. Basti citare Andrea Del Col e Dario Visintin. Ma anche i gruppi Itm forniscono relatori di rango: Lorenzi, Riccadonna, Zulberti, Fassin, Bondioni, per ricordarne solo alcuni. Gli atti[16] verranno per la prima volta pubblicati dall’editore nazionale Laterza.
Di che cosa si deve parlare a Santo Lucio di Coumboscuro se non di scuola[17]? Nello sperduto villaggio cuneese nel 2009 ci si occupa dell’istruzione in montagna. Il piccolo paese e la famiglia Arneodo che organizza ed anima il Convegno è la fautrice della difesa ad oltranza della scuola di montagna. Anche con soli tre alunni, come nel loro caso, due dei quali figli della maestra. Una situazione estrema, difesa con le unghie e con i denti, per non darla vinta agli accentratori e per rimarcare che se c’è scuola c’è paese, se non c’è scuola la comunità è morta. Come dar loro torto? Arrivano da Barbiana un allievo di don Milani e da Peio un maestro di pluriclasse, per sostenere l’impresa. Ma ci sono anche sottosegretari e assessori regionali e provinciali piemontesi che si confrontano sul tema. Diciamo che a volte l’eroismo paga e che ora la scuola ha acquisito anche qualche allievo esterno avendo puntato sull’eccellenza. A tavola, davanti alla tavola imbandita di polenta, durante la visita preparatoria in una domenica della primavera precedente il Convegno, assistiamo ad un dialogo per nulla confortante:
“Posso andare col motorino a trovare i miei compagni di Liceo?” chiede il figlio al padre. “Tu non ti muovi di qui” e il figlio di rimando: “Se questa fosse una famiglia democratica…”
Il colloquio pare il presupposto di una futura possibile fuga. È già avvenuto per la figlia più grande. Basta mantenere la scuola perché i figli non fuggano dalla montagna? La domanda è aperta. A Coumboscuro in ogni caso si respira dignità e orgoglio in ogni buco di muro. Le premesse per stare bene lassù e nelle terre alte.
Si continua il discorso sulle minoranze linguistiche e il dialetto l’anno successivo (2010) da Vito Massalongo sui monti Lessini. Siamo ospiti dei Cimbri, popolo che si trasferisce dal sud della Germania nelle montagne veronesi, a più ondate, forse fin dal 1300. Lì la parlata alto-tedesca rimane viva fino nella prima metà del ‘900. Ora si tenta di rianimarla, non so con quale successo. L’impianto culturale del Curatorium Cimbricum Veronese è di alto spessore e non indulge a campanilismi e recinti di piccolo cabotaggio. La costruzione di relazioni di ampio raggio con tutte le tribù germanofone d’Italia e con la madrepatria bavarese costituisce un impianto solido, privo di toni puramente nostalgici e retrogradi. Il tema Il valore culturale delle lingue e dei dialetti nelle valli alpine [18]vede la partecipazione di esperti di valore come il professor Corrado Grassi dell’Università di Vienna. Le testimonianze dei gruppi sono altrettanto interessanti: Gabriele Antonioli dalla Valtellina, Franco Liloni dalla Valcamonica, Franz Lanthaler dal Sudtirolo, Vincenzo Marchetti dalla bergamasca ed inoltre i relatori locali.
5. Le ultime tappe: Valsesia, gli Appennini e Bagolino
Argomento di particolare importanza viene affrontato nel 2011 a Varallo: la storia del cibo nelle valli [19]. La storia del cibo, in una società prevalentemente rurale, è di fatto una storia dell’economia. Il Convegno è organizzato da più associazioni della Val Sesia e sostenuto da molte comunità dell’intera valle. Gli animatori principali sono Roberto Fantoni e Johnny Ragozzi che curano anche la pubblicazione dei pre-atti e degli atti.
Il venerdì sera, dopo i saluti di rito e le prime brevi relazioni, si inizia con una cena organizzata presso la locale scuola alberghiera che offre subito una dimostrazione pratica di che cosa sia la cucina tradizionale. Il sabato a Carcoforo il convegno vero e proprio e l’esposizione delle pubblicazioni delle valli. La domenica una gita itinerante con assaggi vari e puntuali spiegazioni sui beni culturali della Valsesia. Non manca l’opportunità di visitare anche il sacro Monte, il più antico d’Italia e forse il più maestoso.
Per la prima volta nel 2012 si lasciano le Alpi per gli Appennini. Si va nella valle del Reno, dagli amici di Porretta Terme che già avevano manifestato il loro interesse scoprendo il sito internet e partecipando all’appuntamento della Valsesia.
“Crinali e passi dagli Appennini alle Alpi”. Renzo Zagnoni presidente del Gruppo Studi dell’alta Valle del Reno e redattore della rivista Nuèter è il principale animatore dell’incontro tra/montano. Forse prima non si era ancora capito perfettamente: le montagne non finiscono nelle Alpi. Le catene montuose attraversano tutta Italia e creano valli e ambienti che hanno la medesima storia e simili configurazioni in tutto il paese.
Le montagne, bontà loro, non sono solo ostacoli, hanno anche i passi e dai passi, manco a dirlo, si passa e si è passati nei secoli: a piedi, in sella agli animali, con i carri. Le valli comunicano tra loro attraverso i gioghi e rompono così il loro isolamento culturale ed economico.
A Bagolino, in Val Sabbia, l’ultima puntata. Ci si occupa di Artisti itineranti di montagna, dal Medioevo all’Età Moderna. Convegno fortemente voluto dallo studio d’arte Zanetti ha trovato il suo animatore-organizzatore nel presidente del Distretto Culturale Andrea Crescini e il suo sostegno nel Comune di Bagolino con l’assessore Giacomolli. Si tratta di storia recentissima non ancora completamente assimilata. Posso dire che il prof. Volta, coordinatore dei lavori della mattinata, che non conosceva affatto la nostra esperienza pluridecennale, è rimasto positivamente colpito dalle numerose relazioni stabilite negli anni tra le valli e mi ha espresso più volte la sua soddisfazione e la sua meraviglia.
Note
[1] Primo popolo alpino nominato nel monumento di La Turbie: “Gentes alpinae devictae: triumplini, camunni ecc.”
[2] Desidero precisare che la Storia degli Itm che avete in mano è del tutto soggettiva ed è basata non su documenti ma su ricordi personali. La selezione delle memorie è del tutto arbitraria e molti episodi e molte persone tutt’altro che secondarie non sono stati citati per ragioni prevalentemente imponderabili.
[3] Pensandoci bene la singolarità della nostra storia è quella di ripetere i percorsi dell’informazione diretta, di elaborare i rapporti con i tempi non brevi della montagna (che definirei a lenta digestione), di utilizzare l’amicizia costruita sulla conoscenza, senza enfatizzare la stima, di cogliere fior da fiore mettendo in comune le esperienze. Sarà la mia deformazione professionale, ma il pardigma mi riporta alle antiche fiere, a quegli appuntamenti di ampio raggio territoriale a cadenza annuale, che erano anche grandi occasioni di scambi culturali, almeno nel senso delle conoscenze, dell’aggiornamento (commento di Bruno Ciapponi Landi).
[4] Negli anni successivi, ma senza alcuna rigidità e con diverse eccezioni, si sceglierà in genere il penultimo fine settimana di settembre.
[5] Atti: Alla ricerca di un’identità culturale delle vallate alpine,Gardone Val Trompia (Brescia), 1991
[6] 31 ottobre 2013, mail da Coumboscuro: SERGIO ARNEODO A FACH LA DERNIERO TRAVERSADO.
Nostre magistre a barà i-ouéi per la derniero Traversado vers lou ciel. La lusour de soun pensier e de sa pouesio gagno nosto peno.
Il nostro “magistre” ci ha lasciati soli per fare l’ultima Traversado. La bellezza del suo pensiero e della sua poesia superano il dolorei il nostro “magistre” ci ha lasciati soli per fare l’ultima traversata. La bellezza del suo pensiero e della sua poesia supera il nostro dolorei il nostro “magistre” ci ha lasciati soli per fare l’ultima traversata. La bellezza del suo pensiero e della sua poesia supera il nostro dolore
[7] Atti: La costituzione dell’ambiente montano, Sonogno, Valle Verzasca – Canton Ticino (CH), 1994
[8] Atti: Dal comune rurale al comune moderno, Pieve di Bono (Trento), 1993
[9] Atti: Il turismo culturale nelle alpi – Le prospettive del turismo culturale nelle vallate alpine, Appunti n. 3, 1995
[10] Fin dal primo Convegno si prevedono nel programma degli spettacoli e delle escursioni nel luogo dell’incontro.
[11] La memoria degli Itm 2001 è più ricca di particolari del solito poiché scrissi un diario pubblicato nel notiziario n. 8 del Circolo Culturale Ghislandi
[12] Atti: La montagna, l’uomo, il sacro – La religiosità nelle valli alpine dalla tradizione alla globalizzazione, in Costruire Memoria, Centro Studi per la Val di Sole, 2003
[13] Atti: Recupero dell’artigianato nelle valli alpine: occasione di sviluppo o finzione turistica?,Centro Studi Judicaria 2006
[14] Atti: Abitare le Alpi, insediamenti rurali e cultura del paesaggio, Bergamo 2007
[15] Gli Atti, con il medesimo titolo, sono pubblicati nel 2008 a cura della Comunità Montana della Carnia (Tolmezzo, Ud).
[16] Ci chiamavano streghe, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2009.
[17] La scuola nelle terre alte e nelle minoranze linguistiche. Gli atti non sono mai stati trascritti e pubblicati.
[18] E’ il titolo anche degli atti pubblicati nella rivista del Centro di Cultura Cimbra, n. 45,nel 2011
[19] Atti per la prima volta pubblicati in forma digitale e distribuiti su chiavetta Usb a tutti i relatori alla fine del Convegno: La cucina delle Alpi tra tradizione e rivoluzione.
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