Le montagne si parlano e si organizzano

di Mariano Allocco

La tavola rotonda di giovedì 19 luglio “le montagne si parlano” (tutti gli interventi sono scaricabili dahttp://centrogiolittidronero.it/Le_montagne_si_parlano_video.html) è una delle tappe di un percorso iniziato da Pradleves a maggio dell’anno scorso in un incontro organizzato dai sindaci dei comuni di Pradleves, Monterosso Grana, Castelmagno e Valgrana dove c’erano amministratori e gente del monte, ma anche Confindustria Piemonte, università, associazioni di categoria ed intellettuali.

In quella occasione è stato anche presentato dal prof. Andrea Dematteis del CERIGEFAS di Sampeyre il progetto pilota della Val Varaita, progetto innovativo, anzi rivoluzionario, esemplare per l’arco alpino.

Bei contributi in allora di Annibale Salsa e Werner Batzing, anche il mondo della cultura si sta mobilitando (gli atti sono a disposizione) e lì si era deciso di estendere alle altre regioni il dibattito sulla “questione montana”, innescando una bella reazione a catena che ha contagiato l’arco alpino.

Il 10 dicembre scorso al Pirellone di Milano il seminario “la montagna di fronte alla crisi” organizzato dai  Quaderni Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini (Michele Corti) e preparato in un incontro precedente con Robi Ronza (giornalista e scrittore, direttore della rivista Confronti della Regione Lombardia), Giancarlo Maculotti (sindaco di Cerveno, Sondrio, presidente ass.ne Incontri TraMontani) e da me, in rappresentanza del Patto per le Alpi piemontesi.

Lì abbiamo deciso di far sentire la voce delle Alte Terre con l’obiettivo di vivere il monte e di contribuire a pensare un avvenire possibile parlandoci in modo trasversale alle Alte Terre tutte.

“Le montagne si parlano”, appunto!

Poi a Sondrio, dove c’erano stati altri incontri a livello locale, abbiamo preparato un primo “manifesto” (allegato 1 – http://www.valtellinanelfuturo.it/ ) sul quale ora lavoreremo.

Poi a Barcellonette l’incontro con allevatori e pastori dell’Ubaye organizzato dagli Indignes de L’Ubaye e Eleveurs e Montagne, anche loro presenti a San Damiano. Là si è parlato del lupo e del danno che è arrivato col lui e un allevatore ha giustamente detto che una cosa buona il lupo l’ha comunque fatta, facendoci unire le forze e le idee per continuare a vivere il monte senza guardare confini, parti e geografia.

Intanto in provincia di Cuneo le cose sono andate avanti, si è discusso di lupi, ma si è discusso anche delle difficoltà di vivere il monte e si è dato seguito a quanto affermato nel Patto delle Alpi che aveva creato una aggregazione interessante, trasversale alle parti e alla geografia ed è nata l’associazione Alte Terre, di cui allego la “carta degli intenti” (allegato 2).

Le montagne da un po’ di tempo si parlano, non è né semplice ne usuale che questo capiti, l’essere montanaro porta a un individualismo evidente, ma che da sempre si è accompagnato ad un approccio comunitario, indispensabile per vivere il monte, una approccio che ora dobbiamo riscoprire e mettere a denominatore comune del nostro agire.

Da Sondrio Enrico Dioli (già presidente della Provincia) ha illustrato il bellissimo documento che allego (allegato 3) e che da l’idea del taglio del “pensiero alpino” e sempre da Sondrio la simpatica poesia di Giancarlo Maculotti, sindaco di Cerveno (allegato 4) chiosa sul significato del “parlarsi”.

Noi montanari maggioranza non lo saremo mai, ma possiamo, questo sì, confrontarci sul piano delle idee, delle proposte, dell’esercizio intellettuale, tutte cose che seguono altre strade e non rispondono alle regole del maggioritario e su questo piano il confronto deve essere tra pari.

La crisi che stiamo vivendo non è una crisi contingente, non è come le due  degli anni ’20 del secolo scorso, questa è la prima crisi strutturale della modernità, non sappiamo dove ci condurrà, ma dobbiamo essere coscienti che saranno messi in discussione dei fondamentali della attuale civiltà e qui le Alte Terre possono dare un loro contributo.

Quella di San Damiano è stata una riunione di lavoro, una occasione per conoscersi di persona, perché fortunatamente ora si lavora per vie telematiche, ma è indispensabile trovarsi di persona e guardarsi nella palla dell’occhio ogni tanto per capire se le lunghezze d’onda del pensiero collimano.

Le Alte Terre possono diventare un laboratorio di pensiero che può attingere a un passato che qualcosa ha insegnato sul fronte delle capacità organizzative e strumentali per gestire situazioni difficili.

E’ uno sforzo collettivo quello che va fatto, non possono farcela da soli né la politica, né l’accademia, ne le organizzazioni sindacali, qui nessuno si salva da solo e bisogna innescare dei cortocircuiti attraverso strati della società che devono imparare a confrontarsi e a collaborare.

Le AlteTerre ci stanno pensando, unendo le energie della montagna ricca, di quella povera e di quella poverissima e cercando una collaborazione nuova con la pianura.

Ha ragione la dott.ssa Anna Giorgi, della sezione di Edolo dell’università di Milano a dire nel suo intervento che:

“il futuro delle aree montane deve passare e può passare solo attraverso le teste e le mani di chi in montagna ci vive, che deve recuperare il senso del proprio ruolo fondamentale, abbandonando la logica assistenzialista a cui siamo stati assoggettati da politiche “urbano- centriche”, che peraltro, stanno mostrando fragilità impensabili anche solo una decina di anni fa. Il momento è propizio proprio per questo, dobbiamo cambiare e le fasi di cambiamento possono favorire le proposte alternative, a patto che siano ben pianificate, credibili,  sostenibili e ben rappresentate. L’idea di organizzare una “forza” endogena alpina è strategica davvero, siamo in pochi in ogni singola valle, ma se uniamo tutte le valli siamo in tanti e, che piaccia o no, “occupiamo” un territorio ricco, luogo di confine, punto di passaggio, ricco di risorse, acqua, prodotti tradizionali, qualità della vita ecc., ricchezze che possono rendere se ben gestite, ma è necessario che la pianificazione sia “alpino-centrica”.

Anche le Regioni Autonome possono recitare una parte sostanziale e l’On.le Luciano Caveri, presente come  Capo della Delegazione italiana al Comitato delle Regioni e di cui allego un contributo, nel suo intervento è stato chiaro al riguardo.

Ora parlarsi non basta più, qui occorre organizzarsi, ci stiamo pensando, le idee ci sono e lavoreremo a un passo organizzativo più strutturato per dare potenza alle nostre proposte, anche se questo non è semplice.

A San Damiano Macra si è deciso di continuare su questa strada e di organizzare in autunno un evento a livello di arco alpino tutto per presentare le proposte delle Alte Terre e se fino a San Damiano si poteva dire “le montagne si parlano”, ora invece “le montagne si parlano e si organizzano”!


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1 pensiero su “Le montagne si parlano e si organizzano

  1. Vorrei dare qualche consiglio a chi vive la pastorizia, secondo la mia modesta opinione, dal momento che non vivo in montagna, 
    i cani da pastore da difesa sono molto importanti, e fantastici, dal momento che sono le uniche persone serie, su cui si può contare, ed hanno una forte dedizione,
    ma naturalmente se si incontra un branco di lupi numeroso, sono loro a rischiare molto, perciò occorrerebbe averne nel maggior numero possibile,
    un modo per aumentare il loro numero potrebbe essere unire i capi di bestiame tra i vari pastori della zona In uscita unica e anche i cani.
    Poi c’è una cosa importante, la pasta è un cibo che può andare bene per noi ma per loro è molto più dannoso, li indebolisce fortemente, li rende fiacchi e fa cariare loro i denti. Praticamente gli toglie le loro armi, e forza fisica, e i lupi che possono incontrare sono animali che si sono sostenuti con proteine nobili.
    Lo so che non è facile, ma bisogna vedere i fatti reali per quello che sono, è meglio cercare il più possibile di nutrirli anche con ciò che per noi possono essere scarti ma in modo a loro consono, 
    oppure piuttosto evitare di mettere inutilmente alla berlina questi davvero fantastici animali, tra i pochi ed unici esseri al mondo veramente amici, veramente meritevoli e di valore.
    Non è che c’è un distacco tra pianure/città e montagna, il fatto è che è l’uomo in genere, oggi, che non ragiona e vive nell’apatia mentale.
    E l’esempio è questo, quando si dice a un montanaro: – …VOI (voi) …, allora NOI (noi) facciamo … questo e quello ecc. – vuol dire che non esiste speranza,  quando si hanno avuti i propri animali uccisi e allo stesso modo si è stati minacciati e si è messa una taglia su chi ha voluto difendersi da questo, e nessuno di fatto ha niente da dire su questo atteggiamento,  in mia modesta opinione, rimanete su quegli stessi monti, non abbandonate quelle case, quello che avete, anche con una sola gallina, con una sola capra, perché in città sarà molto peggio.

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